domenica 20 giugno 2010

TIME LAPSE
Clicca

lunedì 14 giugno 2010

Cjale Laipà adalt.
(guarda Laipacco dall'alto)
  CLICCHE CA' PAR VIODI EL VIDEO


 

venerdì 11 giugno 2010

La fotografia aerea che passione! - K. A. P. low cost -




 K.A.P low cost
Kite Aerial Photography
La fotografia aerea scattata dall'aquilone.
Un sistema economico e funzionale per scattare
fotografie a bassa quota.


Introduzione


Sollevando una fotocamera con un aquilone e scattando fotografie a bassa quota si ottengono immagini incantevoli che offrono la sensazione di essere avvolti da un insieme di rilassamento, emozione ed euforia, offrendo momenti difficilmente cancellabili.

Il metodo fù inventato nel 1888 dal fotografo francese Arthur Batut lavorando in collaborazione con il connazionale Emile Wenz. Con un grande aquilone sollevò una macchina fotografica di dimensioni ridotte da egli stesso costruita, che montava un negativo su lastra di vetro delle dimensioni di 9 x 12 centimetri; lo scatto era comandato da terra mediante un secondo cavo. Con il primo fotogramma scattato dall’alto, Arthur Batut, immortalò Labruguière la città natale. Da quel momento, la fotografia aerea, è stata applicata per rilievi topografici e di siti archeologici, diventando uno strumento di lavoro ed espandendosi con grande eco, in un primo momento in Europa, in seguito negli Stati Uniti, diffondendosi in breve in tutto il mondo. In seguito, è stata superata da sistemi più moderni, per qui oggi è diventata un divertente hobby per fotoamatori.

Appassionati di kite aerial photography si diventa solo se si è amanti della fotografia tanto quanto degli aquiloni. Negli ultimi anni, questo hobby, mi ha portato alla ricerca e allo sviluppo di metodi idonei ad ottenere il massimo del risultato con strumenti semplici ed affidabili.

Con questo breve manuale desidero illustrare come si pratica la fotografia aerea e guidare passo a passo, con disegni e descrizioni  chi volesse dedicarsi alla costruzione di un’attrezzatura di base che sfrutta sistemi esclusivi, pratici, economici e affidabili. Raggiungere buoni risultati è semplice, ma non dovranno mancare fantasia ed ingegno perchè alcune parti dell’attrezzatura non potranno essere acquistate ma costruite. La realizzazione di questi componenti è molto semplice pertanto alla portata di chi ha poca esperienza del “fai da te”.


Le mie esperienze.

Sono trascorsi diversi anni da quando mi passò per la testa la curiosità di sollevare una macchina fotografica con un aquilone. Non avevo la più pallida idea di chi fosse Arthur Batut e tanto meno che esperimenti egli avesse fatto. Internet era agli albori e rappresentava un mondo sconosciuto per molti, me compreso. Non era possibile cogliere informazioni o consigli da nessuna parte e da alcuno; in questa impresa dovevo soltanto avventurarmi da solo. La macchina fotografica che possedevo all’epoca non era dotata di caricamento automatico della pellicola; pertanto, una volta sollevata, avevo a disposizione un solo scatto, dopo di che sarebbe stato necessario riportare la macchina a terra, ricaricarla, risollevarla e farla scattare nuovamente.
Per far scattare la macchina da terra avevo pensato di usare un secondo filo, ma temevo di muoverla smodatamente. Sarebbe stato molto entusiasmante scattare una serie di foto aeree per poi rinchiudersi alcune ore in camera oscura a svilupparle e stamparle, ma ottenere delle fotografie mosse sarebbe stato troppo deludente. Così, dopo alcune indecisioni, pensai di innalzare una videocamera: per il momento avrei evitato l’incertezza dello scatto e se non altro avrei saputo in quali altre difficoltà mi sarei dovuto imbattere. All’epoca si trattava di una Philips Explorer VHSC; per i tempi che correvano era una videocamera compatta, ma pesava ben 1,7 chilogrammi! L’aquilone a delta, di quasi cinque metri d’apertura alare, era stato costruito in casa e senza particolari finezze, non montava verghe in vetroresina o fibra di carbonio ma tubi in alluminio. Il vento doveva essere parecchio teso per poter sollevare tutta la struttura.
Dalle mie parti a volte si fa sentire il vento di Bora che spesso soffia a raffiche forti; arrivò così il giorno del decollo su di un prato in qui l’erba era alta. Mi dava l’idea che, se tutto fosse precipitato, il manto erboso avrebbe almeno parzialmente attutito l’impatto.
Le difficoltà non furono poche, la quota di volo si aggirò probabilmente attorno ai quindici metri o poco più; non avendo montato un sistema idoneo per la sospensione, la videocamera roteava e ballava così forte che, rivedendo quei pochi minuti di filmato, mi veniva immediatamente il mal di mare.
L’impresa non andò a buon fine, ma fu sempre un’esperienza positiva: compresi che non è sufficiente “appendere” una videocamera (o una fotocamera) così come capita, bensì che è indispensabile fissarla con un supporto adeguato. Senza mai abbandonare quest’idea, dopo un po’ di tempo, decisi di riprendere i tentativi.

L’analogico è sempre meno usato ed il digitale sempre più in primo piano, internet si diffonde, entra in molte case, nella mia compresa, dunque posso trovare alcuni ragguagli sulla fotografia aerea. Le informazioni sono frammentarie, però ho l’opportunità di cogliere alcuni spunti; è così giunta l’ora di sollevare una fotocamera digitale. Ho elaborato un altro progetto e, impiegando diverse ore di lavoro, ho costruito un altro aquilone a delta di quattro metri d’apertura, cercando di curarlo nei minimi particolari, un supporto dove alloggiano la fotocamera, batterie, la ricevente e i servocomandi per far ruotare e scattare  la fotocamera,
- quelli comunemente usati negli aeromodelli - e, chiaramente, non poteva mancare un sistema di sospensione adeguato a reggere tutta l’attrezzatura.
Ero al corrente che qualcuno, complicando ulteriormente le cose, montava una videocamera wireless per ricevere  e monitorare le inquadrature da terra, ma al momento avevo ritenuto di non usare anche quest’accessorio.

Radiocomando,  pacchi di batterie più batterie di scorta, carica-scarica batterie, fotocamera supporti… Insomma, è  tutto pronto, tutto contenuto in una valigetta… Altro che valigetta, è un bel valigione!
Indubbiamente, sono necessari anche un rocchetto di cavo, i guanti e l’aquilone che, ripiegato, è lungo più tre di metri.

Finalmente si alza il vento. Esco!
Non posso. Le batterie non sono state caricate.
Ora ho caricato le batterie, ma manca il vento.
Ora c’è il vento e le batterie sono cariche, ma non ho più tempo!
Fortunatamente a volte capita anche di avere il tempo, le batterie cariche e che ci sia il vento, e allora via in campagna! Anzi, no, farò il primo volo in riva al mare!
Sulla spiaggia stendo l’aquilone e lo sollevo alcuni metri, fisso al supporto la sospensione e quest’ultima al cavo. A poco a poco svolgo il cavo e l’aquilone si solleva con vivacità per centinaia di metri.
Da terra, la posizione delle leve del radiocomando m’indicano un’immaginaria direzione di ripresa, elaboro mentalmente alcune inquadrature ed eseguo una serie di scatti.
In seguito inizio la fase d’atterraggio, giunta a terra l’attrezzatura, stacco impaziente la macchina dal supporto e, finalmente, posso vedere le prime immagini scattate restando stupito dallo splendore dei paesaggi visti dall’alto.

Ora i risultati sono certamente più soddisfacenti.




Questo è uno dei primi video: 


Questa volta i risultati sono decisamente migliori, ben più soddisfacenti.
È sempre più forte la speranza che il vento si alzi in qualsiasi momento del tempo libero.

Ma quante complicazioni!

Per tanta passione si possa avere, in questo modo, si finisce per  sollevare di rado e scattare poco, o addirittura di farsi passare la voglia di fotografare dall’alto.

È necessario semplificare le cose: il supporto della fotocamera deve ruotare con un sistema semplice, leggero e senza l'impiego di batterie, la fotocamera deve scattare autonomamente. Eliminando la ricevente, servi, batterie e i loro supporti semplifichiamo notevolmente le cose e rendiamo molto più leggera l’attrezzatura, questo ci consente di sollevare anche con poco vento perciò aumentare la frequenza delle uscite ed il numero di scatti.

Se siete arrivati a leggere fin qui evidentemente non vi ho annoiati a tal punto da chiudere questa pagina, perciò ho il piacere di trasmettervi le mie esperienze e mettere a disposizione alcune immagini per coloro che volessero avvicinarsi a questo genere di fotografia e per gli appassionati. VI SAREI MOLTO GRATO SE MI POSTATE CRITICHE, COMMENTI, SUGGERIMENTI O VOGLIATE AVERE INFORMAZIONI  insomma qualsiasi cosa utile a migliorare anche il più semplice e piccolo particolare. Fiducioso del vostro intervento, vi voglio ringraziare anticipatamente.


In ferramenta è facile reperire dell’alluminio, meglio se di tipo anodizzato – è più rigido e resistente di quello tradizionale –  il costo è contenuto; piattina da 25 x 2 mm andrà benissimo per costruire il supporto – rig -  e 15 x 2 mm per il sistema di sospensione – picavet o più semplicemente un pendolo - . Viteria e manopoline filettate risulteranno indispensabili.






un timer da cucina - opportunamente modificato –  sarà usato come rotore, ruota 360° nel tempo di 1 ora;







 Tolta la parte superiore del timer, basterà fissare all'alberino 10 - 15 mm di barra filettata - da 4 o 5 mm di diametro -  per mezzo di un morsetto tipo mammut comunemente usato per cavi elettrici. Alla base fissare una piastrina con al centro una vite  anch'essa da 10 - 15 mm x 4 o 5 mm. Le manopole filettate risulteranno comode per il montaggio e smontaggio rapido.


   Il rig è stato costruito con la piattina d’alluminio in maniera estremamente semplice. Sarà necessario trovare la dimensione ideale ed il raggio di curvatura  dovrà avere origine al più possibile vicino al baricentro della fotocamera in modo da limitare il carico radiale al rotore (vista la limitata potenza del rotore, potrebbe rallentare la velocità di rotazione oppure fermarsi nel caso ci fosse  un eccessivo carico radiale) Una serie di fori sull'arcata consentirà di trovare l'angolo di ripresa ideale per scattare dalle panoramiche alle foto in pianta.





      Un picavet. E' un tipo di sospensione che ha il compito di smorzare - almeno in parte - le oscillazioni. Cosi come raffigurato è anch'esso facilmente realizzabile. E' importante non dimenticare l'anellino (in rosso) che raccoglie i cavi raffigurati in azzurro. Altrimenti la sospensione tenderà a ruotare. Quando la crociera sarà stata posta in piano, i cavi della sospensione verranno fissati ai rispettivi anelli dei ganci raffigurati.




 
     


      un intervallometer si può acquistare sui siti extra cee ad un prezzo veramente contenuto, permette di impostare il tempo di esposizione, la pausa ed il ritardo di avvio, torna anche molto utile  a chi volesse dedicarsi ai TIME LAPSE, oppure un timer ciclico lo si può costruire – svariati siti forniscono schemi e dettagli - mentre per i meno esperti come il sottoscritto, lo si può ricavare da un’intermittenza per tergicristalli.  Lo scatto avviene ogni 10 secondi circa, otterremo 6 scatti al minuto e 360 scatti/ora; in pratica uno scatto ogni grado di rotazione. Considerando che il rischio di “mosso” è elevato con 360 scatti a disposizione anche se ne perdiamo molti, rimarranno sicuramente  molti di buona qualità. 







    La fotocamera non deve necessariamente essere una reflex, anzi, meglio se una compatta a media risoluzione, con 15 – 20 euro si può acquistare una fotocamera usata da 5 o 6 megapixel  e con autoscatto telecomandato. Il telecomando anche se acquistato a parte, incide ben poco sulle spese. Secondo il mio  parere questa risoluzione è sufficiente per foto  di questo genere ed il telecomando sarà di particolare utilità - poi vedremo perchè -.  Ovviamente la scheda di memoria deve essere sufficientemente spaziosa.






Il timer ciclico e il telecomanto IR sono stati inseriti un contenitore, il led ir del telecomando è stato fatto sporgere da un lato.
Con questa soluzione sacrifichiamo un telecomando da 4 o 5 euro, ma evitiamo il rischio di provocare danni smontando e modificando la fotocamera per  prelevare i segnali di messa a fuoco e di scatto.






       L’aquilone a delta è sicuramente un aquilone stabile e vola anche con poco vento, le dimensioni devono essere considerevoli (quattro metri di apertura), risulta ingombrante da trasportare causa le stecche. Io recentemente ho usato un POWER SLED 2.4 è senza stecche e si irrigidisce con la forza del vento, ha una forza impressionante tanto che a volte sembra ingovernabile, è un po’ meno stabile del DELTA, ma ha la splendida caratteristica di essere facilmente trasportabile, è pieghevole e occupa pochissimo spazio; obbligatorio è l’uso di guanti da lavoro, meglio se in pelle, il materiale sintetico tende a bruciare in caso di scorrimento del cavo.  









Clicca sull'immagine.
Per l'autocostruzione di un delta si può fare riferimento a questo schema raddoppiando le quote.




Ho usato un cavo da 500 metri con resistenza di 40 chili che ho scelto di avvolgere su un cerchione di plastica per carriola opportunamente supportato (la resistenza del cavo forse è poca, ed è un particolare che non bisogna sottovalutare).


Per quanto riguarda la trasformazione di un temporizzatore di tergicristallo in un timer ciclico vi invito a vedere questo filmato, sono raffigurati anche altri particolari e le indicazioni di come modificare una fotocamera prelevando il segnale di scatto dal pulsante.

Vi invito a vedere anche questo filmato: